Penso ESATTAMENTE il contrario di lui. Mai visto uno scrittore così consapevole delle specificità del medium per cui scrive (fumetto, racconto breve, romanzo, serie TV), e così capace/voglioso di sfruttarne i punti di forza e spingerne un po' più in là i limiti. Gaiman vuole fare il romanziere affermato? A me pare proprio di no. Mi sembra piuttosto il prototipo ideale della scrittore post-moderno: non importa di cosa o su cosa scriva, in tutti i casi riesce a mischiare alto e basso, riflessione e intrattenimento. E' dannatamente colto, questo sì, e ci tiene a farlo vedere, ma la "storia" viene sempre prima. Cavolo, è riuscito persino a piacermi in Norse Mithology, un "semplice" retelling di miti che conosco a memoria, scena per scena. E ci è riuscito perché lo ha fatto con la consapevolezza del modo in cui questi miti venivano tramandati: oralmente (infatti, più che leggerlo, consiglio di procurarselo in audiobook). Idem con 1602: chiunque altro avrebbe scritto un banale "what if ?"; lui ne ha fatto qualcosa di decisamente più interessante (soprattutto nel finale), senza però andare a scontentare i ragazzini nutellosi che leggono questi fumetti dandogli qualcosa di troppo diverso da ciò a cui sono abituati. Anzi, si può dire che 1602 funziona benissimo pure sul piano del banale fanservice.
E poi, voglio dire. Stiamo parlando di questo tizio
Poi, chiaro, che tutto quello che ha scritto non è Sandman. Ma roba come American Gods, Good Omens, Coraline, o lo stesso Norse Mythology sarebbe un peccato non averli letti...
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